mercoledì 30 gennaio 2013

Cittadinanza e disabilità: il caso del ragazzo di origini albanesi, affetto dalla sindrome di Down



“Sono una cittadina albanese che vive regolarmente in Italia da molti anni. Mio figlio è nato qui e ha appena compiuto 18 anni, ma è affetto dalla sindrome di Down. Può diventare cittadino italiano entro il compimento del suo diciannovesimo compleanno? Posso presentare io per lui la domanda al Comune di residenza?”.
Questa è la lettera riportata da varie testate e anche dal sito www.stranieriinitalia a cui ha fatto seguito la risposta, anch'essa rimbalzata su vari giornali e sul sito del Corriere della Sera: la risposta alla domanda posta dalla signora è negativa. La richiesta di cittadinanza, da parte del figlio, è stata respinta perchè il ragazzo down è considerato “incapace di intendere e di volere” e, perciò, non idoneo a presentare tale richiesta.
Il Dott. Gaetano De Luca - avvocato della Ledha (Lega per i diritti delle persone con disabilità) - ha spiegato che: “Lo scoglio sta nel giuramento, passaggio imprescindibile quando si vuole ottenere la cittadinanza per un diciottenne straniero nato in Italia. Si tratta di un atto personalissimo e dunque nessuno, neanche il genitore o un amministratore di sostegno nominato dal Tribunale, può pronunciarlo per conto di un figlio o di un tutelato”
Anna Contardi, coordinatrice nazionale Aipd (Associazione Nazionale italiana Persone Down) ha aggiunto: “ Riteniamo grave negare il diritto di cittadinanza a una persona straniera con sindrome di Down per un pregiudizio di incapacità di effettuare il giuramento richiesto. Tra le persone con sindrome di Down c'è una grande variabilità e, negli ultimi anni, abbiamo visto alcune persone affette dalla sindrome, andare a lavorare e crescere in autonomia. Crediamo che questo episodio cozzi con lo spirito di accoglienza verso i giovani stranieri auspicato di recente dallo stesso Presidente Napolitano e tanto più necessario nei confronti di persone in difficoltà: il nostro Paese è noto per le sue scelte inclusive nei confronti di persone con disabilità e non vogliamo tornare indietro”.
Questa situazione non riguarda solo il ragazzo di origini albanesi, ma molte altre persone (ad esempio Cristian, di madre colombiana e nato in Italia); così come i 10.500 alunni immigrati con disabilità intellettiva delle scuole italiane, secondo i dati del Ministero dell'Istruzione, relativi all'anno scolastico 2009-2010.
L'associazione Ledha fornirà supporto legale alla madre e al ragazzo di origini albanesi e, sempre secondo l'opinione dell' avvocato De Luca: “Basterebbe che l'Italia rispettasse la Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità, ratificata nel nostro Paese con la legge n.18 del 2009. Tale legge obbliga gli Stati firmatari a riconoscere alle persone disabili il diritto di cambiare cittadinanza”.