martedì 29 gennaio 2013

Milano, fin qui tutto bene: l'ultimo libro di Gabriella Kuruvilla





Via Padova, Viale Monza, Via Paolo Sarpi e la zona di Corvetto: queste sono le quattro zone della città di Milano che accolgono o escludono le esistenze di molti, italiani e stranieri. E quattro persone raccontano le loro storie nel nuovo lavoro di Gabriella Kuruvilla, scrittrice italo-indiana, ma anche giornalista e pittrice, intitolato Milano, fin qui tutto bene, Editori Laterza.
Le storie sono quella di Samir, lavapiatti egiziano che si sente come un rifiuto umano e dice: “Siamo gettati nel mare sulle coste e veniamo lasciati in attesa di essere smaltiti altrove”; oppure quella di Anita - una ragazza madre, orfana perchè ha perso i genitori in un incidente stradale – che, al contrario di Samir, si sente protetta proprio in quella Via Padova che tutti indicano come il ghetto pericoloso della città meneghina. Anita sostiene che qui è “tutto una ex-industria”, il centro commerciale, come la chiesa evangelica: in effetti, la lunga via non è “bella” o elegante, ma è un tripudio di casermoni e di insegne di negozi in tutte le lingue, ma lei (e la sua creatura) si trovano bene, hanno trovato un posto pieno di varia umanità e quella moltitudine di facce, di colori, di odori, per loro è “casa”. E poi ancora, la storia di Tony che – nella zona altrettanto periferica di Corvetto – fa il ragazzo di strada ed è convinto che non ci sia una gran differenza tra gli immigrati dall'estero della Milano di oggi e i migranti dal meridione della città di ieri. E Stefania che, abbandonata dal marito, dipinge i cinesi di Via Paolo Sarpi, la chinatown colorata e chiassosa nonostante i volti impassibili dei suoi nuovi abitanti.Ma, oltre a queste storie, si racconta anche di Pietro, Lejla, Gioia...
Gabriella Kuruvilla mescola parole e immagini (le fotografie all'interno del testo sono di Silvia Azzari), slang e dialetti, per restituire al lettore un quadro sensoriale, una mappa originale e, forse, poco conosciuta a fondo, di una città, Milano, in continua trasformazione, dove la ricchezza è data anche e soprattutto dalla presenza, dalle idee, dalle proposte e anche dalle lamentele, dalle richieste e dalle speranze di chi l'ha scelta come nuovo approdo.