domenica 17 febbraio 2013

La squadra di calcio israeliana contro l'acquisto di due giocatori musulmani

La squadra israeliana è il Beitar Gerusalemme: i suoi tifosi sono stai protagonisti, negli anni, di episodi e aggressioni razziste nei confronti delle minoranze etniche e religiose, al grido di “Il Beitar sempre puro” e , domenica scorsa, hanno ripreso con le pratiche discriminatorie, durante la partita con il Bnei Sakhnin, un'altra squadra israeliana a maggioranza araba: 400 poliziotti e 200 guardie private , schierati al Teddy Stadium, hanno impedito la scoppio della violenza tra le due tifoserie.
Ma non è bastato. Il giocatore Gabriel Kadiev – nuovo acquisto del Beitar e primo non ebreo nella storia del club – è stato oggetto di insulti e cori razzisti fin dal suo ingresso in campo.
Il Beitar e la squadra del quartiere sudoccidentale di Gerusalemme e si è sempre “vantata” di non avere , tra le sue fila, né arabi né musulmani, ma l'annuncio, da parte dei dirigenti, dell'acquisto di Kadiev e di Zaur Sadaev (anche lui ceceno e musulmano) ha fatto scoppiare il risentimento dei tifosi.
Ma chi è il presidente della società israeliana? Si tratta di Arcadi Gaydamak, trafficante d'armi di origine russa e presidente anche del partito di estrema destra - il Social Justice (!) - e amico del presidente ceceno Kadyrov, accusato di ripetute violazioni dei diritti umani. Nonostante queste premesse, Gaydamak ha confermato l'acquisto, per la sua squadra, dei due giocatori ceceni e musulmani i quali sono accolti, a ogni allenamento, da sputi e parolacce e sono costretti a vivere sotto scorta per paura di essere aggrediti dalla loro stessa tifoseria.
Il Presidente israeliano, Shimon Peres, ha scritto una lettera alla Football Association in cui si legge che: “Il razzismo ha colpito il popolo ebraico in un modo più invasivo rispetto a qualsiasi altra nazione nel mondo. Tutto il paese è sconvolto da questo fenomeno e non sarà mai d'accrdo nel venire a patti con esso”. Anche l'ex primo Ministro ha detto di non voler più assistere a questi episodi e ha aggiunto che: “ Si tratta di una questione che riguarda tutti noi. O riusciremo a tagliar fuori questo gruppo di razzisti o siamo tutti come loro”.