sabato 11 maggio 2013

Siria: l'importanza della creatività




Si è conclusa, a Milano, la 23ma edizione del Festival del cinema africano, d'Asia e America latina che si conferma attento ai temi di geopolitica e di attualità.
Tra le tante proposte culturali, che hanno arricchito il programma delle proiezioni, il pubblico ha potuto anche assistere ad una mostra e ad un dibattito molto interessanti sulla situazione siriana e su come vivono le persone che sono rimaste nel Paese.
Creative Syria è il titolo dell'allestimento, a cura di Donatella Della Ratta, in cui sono state esposte opere grafiche, pittoriche e multimediali di artisti famosi e di persone comuni, testimonianza della creatività del popolo che - attraverso immagini suggestive, parole poetiche, musica evocativa e slogan efficaci - esprime il proprio sentimento e il proprio pensiero in una situazione di guerra e di paura, di attesa e di speranza. 
Presso la Casa del Pane, luogo in cui è stata allestita la mostra, il 7 maggio scorso, si è tenuto un dibattito con alcuni artisti. L'incontro è stato aperto dallo scrittore e attivista per i diritti umani, Shady Hamadi che ha letto un brano tratto dal suo lavoro intitolato “ La felicità araba. Storia della mia famiglia e della rivoluzione siriana” in cui l'autore mescola indagine e poesia nel raccontare la situazione del proprio Paese negli ultimi due anni: un Paese in cui prima vivevano armonicamente drusi, cristiani, sunniti, sciiti, curdi e alawiti e in cui ora regnano il caos e la violenza. Ma, come sostiene Hamadi, il dolore è destinato a finire, perchè nulla può essere eterno.
L'artista Tammam Azzam avvicina, nei suoi pannelli di grandi dimensioni, figure tratte da dipinti di pittori celebri , e perlopiù occidentali (Goya, Klimt, Leonardo, Gauguin), ad immagini di distruzione, di case diroccate, di strade bombardate: una provocazione che sottende la domanda: “Perchè la comunità internazionale è attenta all'Arte, alla Bellezza, ma quando si tratta di tragedie umane rimane indifferente?”.
Kevork Mourad, visual artist, fa accompagnare il gesto del disegnare alle note di un clarinetto: la sua mano crea forme evanescenti e concrete allo stesso tempo, linee delicate che raccontano guerra e violenza, uomini-donne-bambini che meritano attenzione e ascolto. Mourad è armeno, ma dice di lavorare per tutti i siriani: ricostruire la Siria significa eliminare la dittatura e poi assumere il punto di vista di ogni individuo, non solo quello personale.
A Nord del Paese alcuni bambini hanno trovato delle piccole monete e le hanno consegnate al Museo di Archeologia per avere in cambio caramelle: questo significa che la popolazione è consapevole che quella è la propria terra e vogliono proteggerla e farla rinascere. E anche se, giorno dopo giorno, il cammino si fa più difficile, le persone che sono rimaste in Siria continuano a mettere in atto la loro forma di resistenza tenace per vedere riaffermati i valori della giustizia e della libertà.

Shady Hamadi