martedì 18 giugno 2013

L'iran e le elezioni



In Iran qualcosa sta cambiando. Nella giornata di venerdì 14 giungo sono state aperte le urne per votare il nuovo presidente che, in realtà, ha un potere relativo in un Paese in cui il vero capo è la Guida suprema. Ma ci sono un paio di segnali positivi.
Innanzitutto, l'affluenza è stata del 70%: un buon risultato, ottenuto grazie anche ai ripetuti appelli che i sei candidati hanno fatto ai cittadini per incitarli a recarsi a votare e, probabilmente, grazie anche al fatto che gli elettori hanno potuto esprimere la loro preferenza anche all'estero (i seggi sono stati allestiti a Dubai, a Londra e negli Stati Uniti; e si deve considerare che l'Iran non autorizza la presenza di osservatori esterni).
In secondo luogo, sembra essere in testa, nei risultati parziali, il candidato moderato-riformista Hassan Rohani, 64 anni, l'unico religioso fra gli altri candidati laici, che veramente laici non sono. Rohani avrebbe superato la soglia assoluta, con il 50,4, al termine dello scrutinio in più di un quinto dei seggi: questo è ciò che emerge dai dati diffusi dalle reti della Tv di Stato iraniana.
Interessante ricordare che, il fulcro tematico su cui si è svolta la campagna elettorale, riguarda il nucleare e le possibili sanzioni e che, anche su questo punto, la popolazione ha epresso chiaramente la propria posizione: il nuovo presidente e il suo establishment dovranno cambiare politica.
Le code ai seggi nelle principali città, in particolare a Teheran e a Mashad, e il primo risultato elettorale fanno sperare in una rinascita del movimento riformista, a distanza di quattro anni dall' “onda verde” sulla quale il governo attuò una durissima repressione.