venerdì 12 luglio 2013

Khalid for president ! : il documentario





Khalid Chaouki

Khalid for president ! ripercorre le tappe del percorso, politico e personale, di Khalid Chaouki, giornalista italiano di origine marocchina e primo deputato italiano di Seconda Generazione eletto al Parlamento Italiano nelle fila del Partito Democratico.
Il lavoro cinematografico è stato prodotto da Babel ed è stato scritto e diretto da Arrigo Benedetti: Khalid Chaouki, nato in Marocco nel 1983, a soli 9 anni, si trasferisce con la famiglia in Italia, crescendo tra Parma e Raggio Emilia.
Nel documentario Khalid racconta senza la vita politica - con la sua elezione a deputato della XVII Legislatura della Repubblica Italiana nella circoscrizione XX Campania 2 per il PD - ma racconta anche della sua famiglia e dell'Islam.

Il documentario andrà in onda questa sera, venerdì 12 luglio 2013, su Cielo, alle ore 21.00
con repliche fino al 18 agosto.



Abbiamo intervistato Arrigo Benedetti

Il documentario è stato preceduto da una sceneggiatura? Come avete preparato il film?

Il documentario è nato per caso. Durante la presentazione dei candidati nuovi italiani alla sede del PD Khalid (che giá conoscevo) mi disse che stava per cominciare la sua campagna elettorale. Prima tappa Lampedusa. La sceneggiatura è stata scritta dai fatti dai suoi impegni dai suoi viaggi.

Quanto è difficile, per un nuovo italiano, essere considerato italiano?

Per quanto possa vale la risposta di un italiano penso che sia abbastanza difficile. Ma la cosa più paradossale è che è ancora più difficile per quelli che sono più italiani di tutti, cioè i nuovi italiani di seconda generazione. È più conflittuale per questi ragazzi perché lo sentono molto di più, in modo quasi viscerale. E rimanere sospesi in uno stato di attesa non fa sentire loro pienamente cittadini.

Come conciliare le due culture di appartenenza, quella italiana e quella marocchina?

Guardate Il documentario e le scene dove si racconta la famiglia di Khalid. Guardate le seconde generazioni che vivono in Italia e amano il tricolore parlano con forte accento regionale ma senza dimenticare da dove vengono.

Qual è il futuro dell'Italia quando si parla di immigrazione, di inclusione e di “seconde generazioni”?

Il futuro dell'Italia si lega al futuro dei flussi migratori di tutto il pianeta. L'immigrazione è ancora il grande tema. Lo è nell'Unione Europea, negli Stati Uniti. L'Italia deve affrontare l'immigrazione con un'ottica di consapevolezza del fenomeno globale, e cercare di reinterpretare quello che accade in una chiave nazionale, dove l'inclusione e la partecipazione alla vita civile sono i presupposti per poter gestire qualcosa spesso più grande di noi.

Dal punto di vista cinematografico: sembra che, in alcuni momenti, la cinepresa sospenda la narrazione, come a voler lasciare alcuni minuti allo spettatore per formulare riflessioni...Quali altre scelte di regia o di sonoro sono state fatte nel raccontare questa storia?

Sì è vero la sospensione ha quella funzione. E i luoghi sono fondamentali per dare allo spettatore anche un immaginario non solo narrativo ma anche visivo. Sono luoghi simbolici. Macchina a spalla, audio ambiente, una sorta di inseguimento del protagonista. Un tentativo anche di lasciare alla sorpresa un ruolo importante. La fotografia e la musica, che spesso è non musica, rende il documentario meno giornalistico e ogni tanto quasi di finzione, anche se tutto quello che si racconta è la realtà.