venerdì 26 luglio 2013

Un libro, una storia vera, un ricongiungimento





Somalia, 1991: è guerra civile. Mahad, come molti altri compaesani, perde tutto ed è costretto a scappare. Mahad ha una figlia, Murayo, affetta da tubercolosi intestinale e, nel '94, riesce a portarla all'ospedale militare italiano di Johar dove la bambina verrà curata, ma Mahad non può portarla con sé nella fuga dal conflitto, sarebbe troppo rischioso: la lascia, quindi, in ospedale dopo aver scattato un paio di fotografie.
Ma il tempo passa: il contingente militare deve ritirarsi e Murayo deve essere portata presso l'orfanotrofio di Mogadiscio. Il soldato italiano a cui è dato il compito di accompagnarla, però, cambia programma e il destino della piccola. La porta, infatti, con sé in Sicilia e decide di adottarla.
Murayo cresce in serenità, ma nella convinzione di aver perso i legami con la famiglia d'origine, fino a quando, dopo quattordici anni, durante una puntata della trasmissione televisiva “Chi l'ha visto?” viene fatto passare l'appello di un magro signore somalo, rifugiato nel campo profughi di Dadaab, in Kenya, dal quale ha continuato a scrivere all' ONU, alla Croce Rossa e ad altri enti per ritrovare sua figlia.
Murayo oggi ha 26 anni, è in procinto di laurearsi ed è riuscita a riabbracciare Mahad e sua sorella (la madre, nel frattempo, si è spenta). E nella puntata della trasmissione di Rai3 del 26 giugno scorso sono state trasmesse le immagini forti, emozionanti, intense di quel lungo, atteso e significativo abbraccio tra la giovane donna e il padre naturale.
Questa è la storia di Murayo e dei suoi due padri: quello africano e quello italiano. Una storia raccontata nel libro intitolato “Solo le montagne non si incontrano mai”, di Laura Boldrini, edito da Rizzoli.
Presidente della Camera, Laura Boldrini è stata a lungo portavoce ONU per i rifugiati e aveva fatto una promessa a Murayo: “Farò in modo che tu possa riabbracciare tuo padre”: il percorso, raccontato con grande partecipazione nel testo, è stato lungo e difficile. Un percorso geografico, ma soprattutto emozionale e psicologico, che ha coinvolto la ragazza, ma anche le sue due figure di riferimento maschili: una padre adottivo che accoglie e ha la capacità di capire l'esigenza della figlia di ricongiungersi con le proprie radici e la propria identità e un padre naturale che la affida ad un' altra guida, di un'altra cultura, regalandole un Futuro migliore del loro Passato.
La vicenda di Murayo, infine, è l'occasione di parlare dei profughi e delle loro condizioni, con realismo; è l'opportunità di raccontare un popolo al di là degli stereotipi; ma, in particolare, è un esempio di amore. Quell'amore incondizionato e profondo che ha permesso a una bambina, in difficoltà e in pericolo, di diventare una donna.