giovedì 22 agosto 2013

Un premio di fotografia e altro



Bentrovati a tutti! Da lunedì prossimo ricominceremo ad aggiornare quotidinamente la nostra piattaforma con le notizie - gravi, importanti, utili - dei fatti accaduti nelle ultime settimane, con le interviste, con le segnalazioni culturali e con i vostri preziosi contributi. 
E, da settembre, cominceremo anche ad invitarvi alle prossime iniziative pubbliche organizzate, a Milano, dall'Associazione per i Diritti Umani: presentazioni dei saggi e dei romanzi di autori e di giornalisti di qualità, presentazioni di documentari con i registi in sala e molto altro ancora. Per riprendere insieme il cammino sulla strada del rispetto dei diritti di tutti. 
Per oggi, un articolo su un premio di fotografia: quando le immagini si fanno testimonianza dell'attualità.

(La repubblica)

Marco Luchetta, Alessandro Ota, Dario D'Angelo formavano una troupe giornalistica della RAI che, nel 1994, fu assassinata a Monstar; pochi mesi dopo, a Mogadiscio, anche l'operatore Miran Hrovatin, che faceva parte dello stesso gruppo, verrà ucciso insieme alla giornalista Ilaria Alpi.
A tutti loro è dedicato il Premio Luchetta, istituito proprio dalla “Fondazione Luchetta Ota D'Angelo Hrovatin” sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica: un riconoscimento rivolto ai rappresenanti della stampa, ai telecineoperatori, ai fotoreporter che testimoniano le realtà più dure nel mondo e, in particolar modo, si occupano delle sopraffazioni nei confrnto dei più indifesi: i bambini.
Per l'edizione 2013, la giuria - presieduta dal Direttore della Testata Giornalistica Regionale della RAI, Alessandro Casarin - ha ricevuto tantissimo materiale proveniente dal fronte siriano: vincitore del premio principale è stato, infatti, Ian Pannell, con un reportage per la BBC sugli sfollati siriani.
Il fotografo Marco Gualazzini si è aggiudicato il premio “Miran Hrovatin” per la fotografia con il suo intenso scatto che riprende altri sfollati, questa volta in un accampamento in Congo; come miglior reportage pubblicato su carta stampata, è stato selezionato il viaggio del corrispondente dall'Asia per “The Times”, Richiard Lloyd Parry che - per cinque anni e usando uno pseudonimo per evitare la deportazione - si è mosso clandestinamente in Birmania, riuscendo a documentare le atrocità del regime. Jean-Sèbastien Desbordes, giornalista di France2, ha raccontato, invece, le difficoltà di Sacha, un bimbo affetto da una particolare malattia genetica, per parlare del coraggio nella diversità; Marzio Milan, vicedirettore del periodoco “Io Donna” del Corriere della sera, si è guadagnato il Premio Luchetta con un'inchiesta sull'infanticidio delle bambine in India. E poi ancora: le donne di piazza Tahrir, le baby prostitute in Bangladesh, l'isola martoriata di Haiti.
Il premio Luchetta si conferma come un importante strumento di informazione e di conoscenza; come una valida testimonianza (e spesso denuncia) di ciò che accade nel mondo, testimonianza resa dalla sensibilità di coloro che si mettono in gioco per far circolare le notizie.