domenica 24 novembre 2013

La vie d'Adèle vince a Cannes: un'intensa storia d'amore al femminile

E' ancora nelle sale italiane il film vincitore dell'ultima edizione del Festival di Cannes. Ripubblichiamo per voi la nostra recensione

 


Ringrazio la bella gioventù di Francia che ho incontrato durante la lavorazione e che mi ha fatto sentire lo spirito di libertà e la gioia di vivere e ringrazio la gioventù tunisina che ha fatto la sua rivoluzione con la giusta aspirazione di vivere liberamente, pensare liberamente e amare liberamente”: con queste parole il regista Abdellatif Kechiche ha ritirato la Palma D'Oro all'ultima edizione del Festival di Cannes, premio ottenuto per il suo film intitolato La vie d'Adèle.
Kechiche, nato a Tunisi, ma cittadino francese, porta sempre sul grande schermo storie intense e complicate sullo sfondo di una società altrettanto complessa e stratificata: ricordiamo, infatti, Tutta colpa di Voltaire, La schivata, Cous Cous e Venere Nera in cui parla di immigrazione, dell'inclusione, di multiculralismo, andando ad analizzare le radici, le conseguenze e le sfaccettature degli argomenti trattati.
Con il suo ultimo lavoro prende in considerazione, ancora una volta, un tema molto attuale: l'amore omosessuale, declinato al femminile. Con grande sensibilità, ma anche realismo visivo, racconta la storia di Adèle, nell'arco di circa otto anni. Adèle è una quindicenne, liceale, di famiglia operaia; studia, ama leggere e da grande vorrebbe diventare una maestra. Vive la sua prima esperienza sessuale con un coetaneo, Thomas, ma poco dopo prova a dare un bacio ad un'amica che la respinge. Un giorno, la strada di Adèle incrocia quella di Emma, una ragazza più grande, dai capelli blu e che studia all'Accademia di Belle Arti e, da quel momento, Adèle scopre la passione vera, la travolgente bellezza dell'intimità e la pienezza dell'essere se stessi.
Anche ne La vie d'Adèle scorgiamo i tratti tipici dello stile narrativo di Kechiche: usa il teleobiettivo per girare le scene di sesso da lontano e rendere maggiormente la verosomiglianza degli amplessi, espliciti, insistiti, coinvolgenti. Non fa sconti all'immaginazione: riporta i corpi nudi, i movimenti, gli spasimi e i respiri. Perchè il sesso può e deve essere vitale e libero. Come in tutte le storie d'amore forti e profonde ci sono i momenti di rottura, per un tradimento, per qualche incomprensione: e questo accade anche a Emma e ad Adèle che si incontreranno di nuovo, ma ormai non sarà più come prima.
Il presidente, Steven Spielberg, e la giuria della 66ma edizione del Festival hanno sorpreso pubblico e giornalisti conferendo il premio principale non solo al film, ma anche alle due attrici protagoniste, Adele Exarchopoulos e Lea Seydoux, e hanno affermato: “...Come giurati siamo rimasti stregati da queste attrici formidabili, e il fatto che negli Stati Uniti il film potrebbe essere censurato non poteva né doveva diventare un criterio del nostro giudizio”.
Il film è stato premiato in un momento molto particolare: lo stesso giorno in cui, a Parigi, sfilava la manifestazione contro la legge che ha legalizzato i matrimoni di coppie omosessuali, decisione che ha portato al suicidio dello scrittore e attivista di estrema destra, Antoine Lerougetel.
Abdellatif Kechiche ha dichiarato di aver realizzato un film “non militante”, ma l'opera - di coproduzione francese, spagnola e tedesca - è già al centro di un dibattito, almeno culturale.