martedì 31 dicembre 2013

L’Angelus del Papa di tutti



Papa Francesco mette d’accordo tanti: i cattolici, ma anche i fedeli di altre confessioni, come i migranti di Lampedusa o di Ponte Galeria che a lui si sono appellati in nome dell’umanità che dovrebbe appartenere a tutti. E proprio agli immigrati sono andati il pensiero e la preghiera dell’Angelus di domenica 29 dicembre 2013.

“In terre lontane anche quando trovano lavoro - e non sempre - non sempre i profughi e gli immigrati incontrano accoglienza vera, rispetto, apprezzamento dei valori di cui sono portatori. Le loro legittime aspettative si scontrano con situazioni complesse e difficoltà che sembrano a volte insuperabili”: questo un brano del discorso del pontefice, parole lucide e prive di retorica che ritornano a far riflettere sugli ultimi tragici fatti di cronaca, che per noi lettori è soltanto, appunto, “cronaca”, ma per molti richiedenti asilo e aiuto è speranza di vita. “Pensiamo al dramma di quei migranti e rifugiati che sono vittime del rifiuto, dello sfruttamento, che sono vittime delle persone e del lavoro schiavo”: qui il Papa sottolinea, senza reticenze, quali sono i problemi e le difficoltà di chi lascia il proprio Paese d’origine, affronta un viaggio spesso spaventoso, si affida agli estranei e cerca la sopravvivenza. Uomini, donne e anche bambini. Non fa sconti, il Papa, nel ricordare le responsabilità e diventa portavoce di quegli uomini, di quelle donne e di quei bambini.

Ma l’Angelus è stato rivolto anche agli altri “esiliati”, quelli che non sono poi così lontani, che magari sono all’interno delle nostre stesse famiglie, nei nostri palazzi, nelle strade che percorriamo ogni giorno: sono quelli che Papa Francesco ha definito “esiliati nascosti. Gli anziani, per esempio, che a volte vengono trattati come presenze ingombranti”. A loro possiamo aggiungere anche i senzatetto e tutti quei poveri che non si meritano tanta indifferenza.

La società è, o potrebbe ritornare a farsi famiglia: una comunità dovrebbe reggersi sull’ attenzione e sulla reciprocità. E il discorso di un uomo non solo di Chiesa, ma di un uomo semplicemente religioso può contribuire a ricordarlo anche a chi, come chi scrive, è laico e crede ancora nei valori e nei diritti universali.