mercoledì 12 febbraio 2014

Brutto segnale dalla Svizzera




Già da qualche anno, nelle vie e nelle piazze delle città svizzere, campeggiano manifesti “anti-immigrazione”: alcuni mostrano un enorme albero che si schianta sulla mappa della Svizzera, altri una donna velata con la scritta “Un milione di musulmani presto?”; nel 2009 gli elettori approvarono la proposta di vietare la costruzione di nuovi minareti.

Ma gli immigrati che fanno paura non sono solo arabi o musulmani.

Domenica 9 febbraio è passato un referendum dal titolo “Contro l'immigrazione di massa”, fortemente voluto dal partito di destra dell'Unione democratica di centro (Udc/Svp) che ha proposto l'iniziativa, accompagnandola con una serie di slogan che, purtroppo, sentiamo ripetere anche in Italia: l'immigrazione fuori controllo porterebbe all'aumento della disoccupazione per gli “autoctoni”, problemi di sicurezza, aumento degli affitti, treni sovraffollati, etc.

L'iniziativa è stata approvata dal 50,3% dei votanti ed è stata accolta, in particolare, nei cantoni di lingua italiana, tedesca e nelle zone rurali: nel 2011 la Svizzera aveva introdotto delle quote per gli immigrati provenienti da otto Paesi dell'Europa centrale e orientale, ma da oggi le quote si estenderanno anche ai migranti provenienti dall'area occidentale. Il piano, quindi, vede coinvolti cittadini di tutta Europa, frontalieri e richiedenti asilo.

L'esito del referendum che comporta un cambiamento nelle politiche migratorie: viene, infatti, introdotto un nuovo articolo nella Costituzione secondo il quale vengono limitati i permessi di dimora per gli stranieri, attraverso tetti massimi e contingenti annuali, definibili in funzione degli interessi generali dell'economia svizzera. Inoltre, in caso di assunzione di nuovi lavoratori, le imprese devono dare la preferenza agli svizzeri.

Bruxelles ha espresso “rammarico” e un portavoce dell'Ue ha dichiarato: “Esamineremo le implicazioni di questa iniziativa sui rapporti complessivi fra Ue e Svizzera”, anche perchè la Svizzera non è membro dell'Unione, ma ha firmato molti accordi di cooperazione bilaterale con Bruxelles, tra cui quello che garantisce ai cittadini europei di vivere e lavorare in Svizzera e ai cittadini svizzeri di fare lo stesso in Europa. Si attendono, quindi, nuovi negoziati e nuove disposizioni riguardanti l'Accordo sulla libera circolazione delle persone in vigore con l'Ue dal 2002.