giovedì 27 febbraio 2014

Pussy Riot: dalla realtà al cinema




I giochi olimpici invernali di Sochi sono terminati e fanno ancora discutere: sì di sport, ma anche di diritti umani.
Foto Ansa

Lo scorso 20 febbraio, infatti, quattro ragazze del gruppo dissidente Pussy Riot hanno tentato di cantare un brano, decisamente allegorico, davanti al Municipio della città che ospita le Olimpiadi: “Putin vi insegnerà ad amare la patria”, questa una delle frasi della canzone con cui le attiviste tentavano di portare avanti la loro protesta, ma sono state accerchiate e fermate dai militari del Corpo dei Cosacchi che le hanno tratte in arresto dopo averle apostrofate con frasi del tipo: “Vi siete vendute agli americani”.

Durante il fermo pare che le giovani donne siano state trattate duramente: una di loro, Nadezhda Tolokonnikova, ha riportato alcune contusioni al torace causate da colpi di manganello e, per qualche minuto, ha perso l'uso della vista per lo spray al peperoncino spruzzato dai soldati.

Il “fenomeno Pussy Riot” fa parlare, fa discutere: e così la loro storia e il loro impegno politico-sociale viene raccontato anche dal Cinema, per continuare a riflettere su temi attuali, ma anche tanto universali, quali: il senso della ribellione, la lotta per i diritti di base, il significato della libertà.  
Foto AdnKronos

Candidato agli Oscar 2014, il documentario Pussy Riot- A punk prayer di Mike Lerner e Maxim Pozdorovkin (uscito nelle sale italiane lo scorso mese di dicembre) ha anche ottenuto il Premio speciale della Giuria al Sundance Festival: il film intreccia storie individuali alla grande Storia degli ultimi 20 anni, in Russia, in Europa.

Le immagini partono dall'esibizione del gruppo anti-Putin tenutosi nella cattedrale del Cristo Salvatore, a Mosca nel febbraio 2012 e segue le vicende delle ragazze fino alla loro condanna a due anni di carcere.

Intanto i genitori di Nadia, Masha e Katia raccontano e ricordano il proprio Passato, collegato da un filo diretto al Presente delle loro figlie e dei figli di molti altri. Manifestazioni, proteste, clamore, l'arresto, il processo: un forte grido di libertà che, però, non viene accolto da tutti.

Il documentario, infatti, mostra anche come la popolazione russa sia divisa: chi sostiene il gruppo e chi, invece, si sente offeso dal suo modo di protestare...come se l'apparenza fosse più importante della sostanza. Intanto Katia è stata liberata, altre due femministe sono detenute in campi di lavoro (ma dovrebbero essere liberate entro quest'anno) e tutte le Pussy Riot sono diventate un simbolo.