mercoledì 30 aprile 2014

Il Cielo sopra Baghdad




Viaggio nell’angoscia della guerra, ma anche nella grazia di occhi, di mani, di liuti da costruire, di ragazzi che si sposano, si costruiscono una casa...Scrivere e fotografare Baghdad e la sua gente diventa così l’unico modo per dare forma al dolore e alla disperazione davanti all’orrore della guerra; l’unico modo per ricostruire nella soggettività della poesia le ragioni umane del vivere in pace”. Si legge così nell'ultimo libro di Giuseppe Goffredo, poeta e scrittore, intitolato Il Cielo sopra Baghdad. Diario di un viaggio in Iraq, PoiesisEditrice.

Un libro, in realtà scritto a più mani, insieme ad alcuni artisti italiani e al fotografo Michele Stallo che arricchisce il testo con le sue immagini.

Vogliamo parlarvi di questo libro perchè oggi, 30 aprile 2014, è una giornata importante per l'Iraq: si svolgono, infatti, le elezioni politiche come annunciato dal vicepresidente che governa ad interim il Paese in quanto il Presidente, Jalal Talabani, si trova in Germania in seguito ad un attacco cardiaco.

Ma noi, come sempre, vogliamo dare spazio e voce alla società civile, a quegli uomini, a quelle donne e,soprattutto a quei bambini che, da anni, subiscono le conseguenze di una guerra interna ed esterna. Sono padri e madri, sono figli e sono orfani, ma sono anche persone mosse da una vitalità senza pari, che combattono la paura con la forza della speranza.

Gli autori accompagnano il lettore tra le strade, gli ospedali, i rifugi bombardati e parlano con gli abitanti di Baghdad: parlano di gioia e di dolore, di ombre e di bellezza.

Nella culla della civiltà mesopotamica, le donne dirigono cantieri, gli artigiani riempiono i suq, i giovani si sposano e i bambini sorridono. Questa è oggi Baghdad, una vecchia signora che porta su di sé i segni di una vita durissima, ma da cui non si è fatta devastare.

Il rifugio di al-Ameria, nel '91, 486 morti. Leggiamo: “ Per bombardare hanno utilizzato bombe speciali, ma non sappiamo cosa contenevano. Dopo quattro giorni gli americani dichiararono ai giornali che si era trattato di un errore, l'operazione aveva obiettivi militari secondo loro e non civili. Ma questi non sono posti dove si può bombardare per caso. Intorno non ci sono caserme militari. Siamo dentro un quartiere popolare...Tra le persone uccise c'erano siriani, egiziani, giordani e molte famiglie cristiane”. Ma a questa immagine se ne accosta un'altra: “Tahar ci porta al primo negozio di tamburelli. Il proprietario per darci il benvenuto tira fuori una tromba e si mette a suonare. Beppe e Salvatore lo accompagnano con dei tamburi a cornice. A questo punto la piccola carovana diventa una folla incontenibile. Ragazzi, bambini, adulti. Dei negozianti lasciano la loro bottega e si avvicinano. Ci accompagnano da un negozio all'altro danzando...La baraonda si scalda, cresce, si sparge all'intorno. Altri bambini, altri ragazzi arrivano, attraversano la strada, fanno baldoria. Poi qualcuno porta un pallone e la partita si accende...un soldato si avvicina, chiede di essere fotografato. Poi mi scrive il suo nome sul quaderno. Tutto il quartiere è in festa con noi. Resto immobile a guardare irrigidito dalla dolcezza. Da tempo non sentivo una gioia così chiara. Zineb con la mano stretta ai suoi fratellini non si muove dal mio fianco. Nel frastuono assordante si aggrappa al mio braccio. Io la guardo. Lei alza gli occhi e mi sorride”.

Questa è la vittoria della vita sulla morte.

Alla fine del diario il libro propone anche il testo dell'opera scritta e diretta dal Prof. Goffredo intitolata BaghdadBaghdad, rappresentata per la prima volta ad Algeri, il 19 febbraio del 2005, per chiedere la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena, in quei giorni rapita in Iraq.