venerdì 13 giugno 2014

Quel calcio al popolo brasiliano


Ci  siamo: da poche ore si è dato il via ai mondiali di calcio in Brasile. A distanza di qualche decennio da quel 1950 quando il Brasile fu sconfitto, in finale, dall'Uruguay e questo causò la morte per infarto di alcuni tifosi sugli spalti del celebre stadio Maracanã, suicidi e depressioni: una sconfitta non solo sportiva. Un ulteriore sconfitta di un Paese ancora povero che riponeva, nell'evento, una speranza di riscatto anche da quegli stessi gerarchi che avevano letto i discorsi vittoriosi ancor prima
Oggi il Brasile sta diventando una delle potenze economiche emergenti, ma la strada è ancora lunga soprattutto per quella gran parte della popolazione che vive ai margini. E allora un evento sportivo, oggi mediaticamente imponente, dalla valenza commerciale spropositata, diventa la miccia per sfogare rabbia ed esasperazione.



Nel pomeriggio di ieri, 12 giugno 2014, in attesa della cerimonia di inaugurazione e della prima partita tra Brasile e Croazia, a San Paolo è entrato in azione il Movimento Não vai ter Copa! (che comprende sette gruppi antigovernativi), causando incidenti e scontri con la Polizia in cui sono state ferite anche due giornalsite della CNN, una colpita da schegge di vetro e l'altra da pallottole di gomma che le hanno causato la frattura ad un braccio.

La Policia Militar ha reagito lanciando gas lacrimogeni e usando i manganelli; i manifestanti hanno lanciato bombe molotov. Insomma, un'atmosfera poco festosa tanto che la Presidente del Paese, Dilma Roussef, ha deciso di non pronunciare il discorso di apertura della manifestazione. Un Paese piegato anche dagli scioperi che hanno toccato le città principali. Gli slogan più frequenti – con i quali i manifestanti esprimono i motivi della loro protesta – sono ad esempio: “ Soldi per la Coppa, niente per i salari”, “FIFA torna a casa in Svizzera”, “Hey, FIFA; pagami le bollette”. Famiglie in difficoltà, mancanza di lavoro, diritti negati per i più disagiati. Quegli 11 miliardi di dollari spesi per l'evento sportivo non vanno giù a chi chiede risorse per la sanità, la scuola, gli alloggi e i trasporti. Tifiamo le squadre del cuore, godiamoci lo spettacolo, ma se il nord e il sud del mondo facessero davvero squadra allora sì che vinceremmo tutti. La violenza dei black bloc o dei poliziotti, invece,è sempre sconfitta, umana e sociale.