martedì 15 luglio 2014

Il risveglio della democrazia: la Tunisia di oggi e di ieri




Uscito da pochissimo in libreria, il saggio intitolato Il risveglio della democrazia, della Prof.ssa Leila El Houssi per Carocci Editore, spiega come sta avvenendo il passaggio di transizione dai regimi totalitari di Bourguiba e Ben Ali alla democrazia. Il sottotitolo recita: "La Tunisia dall'indipendenza alla transizione": un exursus, quindi, dei cambiamenti del Paese, tra ostacoli e opportunità.



Abbiamo intervistato per voi Leila El Houssi che ringraziamo molto per il tempo che ci ha dedicato.



Nel corso della Storia la Tunisia ha attraversato molti cambiamenti politici e ha anche ottenuto molte conquiste culturali. Qual'è il legame tra il Passato e il Presente del Paese?

 

Ci sono molte linee di continuità tra il Passato e il Presente e c'è anche qualche linea di frattura. Questo è un Paese che si differenzia dagli altri Paese della regione proprio per la peculiarità che io descrivo nel libro come “transuculturalità”: è un Paese che ha vissuto un intreccio di varie culture, di genti che provenivano dal Mediterraneo, come possiamo leggere in documenti del '500 e del '600.

Non è stato solo un incrocio di migrazioni, ma anche un incrocio religioso perchè, ad esempio, in Tunisia hanno sempre convissuto le tre religioni: ebraismo, islam e cristianesimo (la sinagoga di Jerba è il secondo luogo santo della religione ebraica). Con la rivoluzione del 2011 - e con le elezioni che si sono tenute nel mese di ottobre e che hanno visto la vittoria di un partito islamico, seppure moderato – forse c'è stato il timore che ci fosse una trasformazione del Paese.



Non per tutti i Paesi arabi delle rivoluzioni si può parlare di “primavera”: cos'è cambiato, in Tunisia, dopo la caduta del regime di Ben Ali?


La caduta del regime ha sicuramente portato dei cambiamenti importanti nel Paese; c'è stata una trasformazione dello scenario precedente. Spesso, purtroppo, accade che la stampa e i giornali pensino di descrivere questo Paese come uno di quelli in cui la rivoluzione ha tradito talune aspettative, invece è anche vero che la Tunisia , dal 1956 al 2011 ha sempre e solo vissuto in un regime totalitario, prima con Bourguiba e poi con Ben Ali (con le dovute differenze) e, quindi, lo scenario è stato a tratti terrificante: consideriamo, ad esempio, la repressione che Ben Ali metteva in atto costantemente nei confronti dei diritti umani...



Quali sono ancora gli ostacoli da superare per un'affermazione completa della democrazia?

 

Il percorso di democratizzazione del Paese è lungo: ci sono e ci sono stati degli ostacoli, in questi tre anni, e ce ne saranno ancora.

Ci sono stati scontri all'interno dell'Assemblea costituente su alcuni articoli e, a mio avviso, sono sttai scontri anche positivi perchè hanno fatto emergere più facce del Paese. Mi riferisco, ad esempio, all'articolo 28 della Costituzione, un articolo che è stato molto discusso perchè voleva inserire un termine - il termine “complementarietà” - al posto di “uguaglianza” nel rapporto uomo/donna: la donna era “complementare” all'uomo, ma non uguale.

Allora - premettendo che già con Bourguiba il concetto di uguaglianza era stato recepito ed esisteva all'interno delle norme giuridiche – quando si è saputo che si voleva sostituire un termine già accettato nella società, questo ha destato molti dubbi e perplessità. Molti cittadini tunisini (ma anche la comunità internazionale) si sono riversati nelle piazze per protestare. Così è stato inserito il termine “uguaglianza” all'interno della Costituzione.

Nella compagine governativa c'è una maggioranza che può leggere in maniera conservativatrice alcune norme, ma si va a scontrare con quello che è il fronte laico che è presente nella Tunisia di oggi. Non bisogna mai abbassare la guardia, non bisogna accettare alcuna violazione dei diritti umani - come è stato nell'ultimo ventennio tunisino - però questo non vuole dire che non sia possibile un cambiamento.


Quale può essere il ponte tra Tunisia e Europa e, in particolare, l'Italia?


L'Italia dovrebbe essere il ponte tra Europa e Tunisia cosa che, fino ad oggi, non è stata: non credo che la calsse politica italiana abbia investito molto su questo.

Geograficamente l'Italia potrebbe rappresentare questo ponte anche perchè è un Paese più vicino alla riva sud rispetto alla riva nord. Ricordiamo che Roma e Tunisi sono le due capitali più vicine...

Dovrebbero, poi, essere incentivate anche delle politiche di cooperazione internazionale. Tra Italia e Tunisia c'è un ponte economico perchè in Tunisia abbiamo molte aziende italiane e questo potrebbe essere incentivato. Per me è importante che ci siano delle basi culturali condivise: a Firenza, ad esempio, abbiamo realizzato un corso di costruzione della cittadinanza, cioè un percorso rivolto a studenti nord-africani che vivono in Italia - con docenti sociologi, economisti, giuristi, etc. - per far conoscere a questi giovani qual è stata l'esperienza democratica in Italia e in Europa; non perchè la democrazia si possa esportare, ma per far capire quali sono stati gli strumenti che hanno portato alla costruzione delle democrazie europee.


Come convivono, in lei, l'”anima” tunisina e quella italiana?


Sono nata in Italia, mio padre era tunisino e mia madre italiana. Ho sempre vissuto questa doppia identità grazie anche a mio padre che mi ha sempre presentato il Paese attraverso la sua narrazione ed è riuscito a farmelo amare. Per questo il mio percorso di studi è stato rivolto alla Tunisia che è il mio Paese “Altro”, di appartenenza.

La storia della Tunisia è anche la mia storia e sarà quella di mio figlio.