martedì 30 settembre 2014

Morte di un uomo felice: il vincitore del Premio Campiello 2014




Giorgio Fontana, autore giovane, ma con al suo attivo già molte opere di successo. Il suo ultimo lavoro letterario si intitola Morte di un uomo felice , edito da Sellerio, ed è il romanzo vincitore del Premio Campiello 2014.

Milano, estate 1981: siamo nella fase più tarda, e più feroce, della stagione terroristica in Italia. Non ancora quarantenne, Giacomo Colnaghi a Milano è un magistrato sulla linea del fronte. Coordinando un piccolo gruppo di inquirenti, indaga da tempo sulle attività di una nuova banda armata, responsabile dell’assassinio di un politico democristiano. Il dubbio e l’inquietudine lo accompagnano da sempre. Egli è intensamente cattolico, ma di una religiosità intima e tragica. È di umili origini, ma convinto che la sua riuscita personale sia la prova di vivere in una società aperta. È sposato con figli, ma i rapporti con la famiglia sono distanti e sofferti. Ha due amici carissimi, con i quali incrocia schermaglie, il calcio, gli incontri nelle osterie.
Dall’inquietudine è avvolto anche il ricordo del padre Ernesto, che lo lasciò bambino morendo in un’azione partigiana. Quel padre che la famiglia cattolica conformista non poté mai perdonare per la sua ribellione all’ordine, la cui storia eroica Colnaghi ha sempre inseguito, per sapere, e per trattenere quell’unica persona che ha forse amato davvero, pur senza conoscerla.
L’inchiesta che svolge è complessa e articolata, tra interrogatori e appostamenti, e andrà a buon fine. Ma la sua coscienza aggiunge alla caccia all’uomo una corsa per capire le ragioni profonde, l’origine delle ferite che stanno attraversando il Paese. Anche a costo della sua stessa vita.



Abbiamo avuto l'opportunità di fare questa breve intervista all'utore che ringraziamo molto.




C'è una data importante nel romanzo: il 1981. E' anche la sua stessa data di nascita. Si tratta solo di una coincidenza?


In effetti sì: la data della morte di Giacomo Colnaghi era stata decisa nel romanzo precedente, "Per legge superiore", dove compariva come personaggio minore — ma non per questo meno importante. Mi sembrava un anno adeguato dal punto di vista storico, e così l'ho scelto.



Perchè ha sentito l'esigenza di scrivere questa storia?



Mi è sempre terribilmente difficile rispondere a questo domanda. Per me non c'è una ragione o un'esigenza identificabile che spingono a raccontare una storia o un personaggio, se non l'amore per quella storia e per quel personaggio. Tutto qua.



Come si è documentanto per la stesura del libro?



Ho studiato molto. Non avendo vissuto quegli anni, ho sentito particolarmente la responsabilità di ricostruirli nella loro complessità. Certo, ho scelto di raccontare solo una delle tante storie possibili; ma per farlo era necessario avere uno sfondo di conoscenze accurato. E così ho passato diverso tempo sui libri, sugli archivi dei giornali, a guardare filmati dell'epoca... E naturalmente anche a girare per Milano.



Quanto è importante, oggi, una riflessione sul tema dell giustizia?


Credo sia sempre importantissima; non solo sulla giustizia procedurale ma anche e soprattutto sulla giustizia sociale, la cui situazione in Italia è particolarmente spaventosa. Per quanto mi riguarda, cerco di tenere distinta la mia attività di narratore da quella di — uso questa parola molto ambigua — "intellettuale" militante. È vero che gli ultimi due miei romanzi si interrogano sulla giustizia, ma per me è fondamentale innanzitutto raccontare i singoli, non tanto i grandi temi.




Anche il tema della Fede è centrale...

 

Pur essendo ateo, mi è piaciuto rappresentare Colnaghi come un uomo di fede — ma dotato di una fede tormentata, intima, che lo porta continuamente a interrogarsi su quello che fa e quelli che invece sono i suoi limiti.