lunedì 3 novembre 2014

Alla mia età mi nascondo ancora per fumare: il teatro, l'attualità, le donne



di Monica Macchi








Samia: “Stare qui così con voi mi fa sentire forte come un uomo”
Fatima: “Come una donna, Samia, forte come una donna!”








 di Rayhana
traduzione di Mariella Fenoglio
regia Serena Sinigaglia
scene Maria Spazzi
costumi Federica Ponissi
attrezzeria MariaPaola Di Francesco
luci Roberta Faiolo
con Anna Coppola, Matilde Facheris, Mariangela Granelli, Annagaia Marchioro, Maria Pilar Pérez Aspa, Arianna Scommegna, Marcela Serli, Chiara Stoppa



coproduzione ATIR Teatro Ringhiera e Theater tri-buhne Stuttgart





Nove destini tra ribellione, sogno o sottomissione in un hammam ad Algeri mentre fuori cadono le bombe e si aggirano i barbuti: il corpo femminile considerato un campo di battaglia e di conquista metafora della stessa violenza politica, sociale e sessuale che subisce l’Algeria, colpita da corruzione, povertà, attentati e lotte per la sopravvivenza quotidiana. L’hammam diventa così il luogo in cui mettere a nudo l’anima e non solo il corpo, unico spazio tutto al femminile che, protetto ed accogliente, permette di confidarsi e confrontare le rispettive strategie di resistenza.

Ma quel giorno accade un fatto inatteso: infatti mentre Fatima, prima di iniziare a lavorare, si concede il suo bagno di vapore e poi una sigaretta, quel piacere colpevole che dà il titolo allo spettacolo, arriva una ragazza incinta il cui fratello è tornato apposta dalla Francia (per tutta la pièce indicata, a volte in tono sincero ed altre ironico, come “Terra Promessa”) per ucciderla e lavare così col sangue l’oltraggio all’onore. Fatima senza esitazione la nasconde nella dispensa, mentre via via arriva la massaggiatrice che sogna di sposarsi e poi le clienti che a poco a poco in uno spettacolo corale rivelano i loro destini individuali, a ruota libera sotto forma di stati d'animo, segreti, sogni, rabbia, gioia, piccole meschinità e colpi bassi, storie che hanno segnato non solo loro ma l’intera storia dell’Algeria.



Rayhana, attrice ed autrice del testo, scritto in francese, è stata costretta a lasciare l’Algeria dopo che due registi con cui aveva lavorato (Azzedine Medjoubi, direttore del Teatro Nazionale algerino e Ali Tenkhi) sono stati uccisi dai fondamentalisti. E’ vissuta nascosta per quasi un anno finchè nel 2000 grazie all’aiuto di Ariane Mnouchkine, direttore del Théâtre du Soleil, è arrivata in Francia. Nel 2010 quando a Parigi era in scena questo spettacolo, viene insultata, aggredita e cosparsa di benzina: l’aggressore le ha gettato in faccia una sigaretta accesa che fortunatamente non ha preso fuoco. Nonostante le condanne unanime dei politici (il sindaco di Parigi Bertrand Delanoe si è detto “scioccato da questo terribile evento” e Fadela Amara, segretario di Stato francese “inorridito dall’intollerabile aggressione”) il colpevole non è mai stato trovato.



 PS In Francia questo spettacolo ha riscosso così tanto successo da spingere Costa-Gravas a farne un film.