sabato 17 gennaio 2015

Io non mi dissocio da niente




di Karim Metref           (https://collettivoalma.wordpress.com/)



In risposta all’articolo dell’amica Igiaba Scego su Internazionale. “Non in mio nome”


Cara Igiaba,
Capisco le tue paure. In questi giorni saremo messi sotto torchio e le prossime campagne elettorali saranno fatte sulla nostra pelle. I xenofobi di tutta Europa vanno in brodo di giuggiole per la gioia e anche gli establishment europei che non hanno risposte da dare per la crisi saranno contenti di resuscitare il vecchio spauracchio per far rientrare le pecore spaventate nel recinto.
Da ogni parte ci viene chiesto di dissociarci, di scrivere che noi stiamo con Charlie, di condannare, di provare che siamo bravi immigrati, ben integrati, degni di vivere su questa terra di pace e di libertà.
Ebbene anche se ovviamente condanno questo atto come condanno ogni violenza, non mi dissocio da niente. Non sono integrato e non chiedo scusa a nessuno. Io non ho ucciso nessuno e non c’entro niente con questa gente. Altrettanto non possono dire quelli che domani dichiareranno guerra a qualcuno in nome di questo crimine.
Tu dici: “Oggi mi hanno dichiarato guerra. Decimando militarmente la redazione del giornale satirico Charlie Hebdo mi hanno dichiarato guerra. Hanno usato il nome di dio e del profeta per giustificare l’ingiustificabile. Da afroeuropea e da musulmana io non ci sto.”
Io con questa gente sono in guerra da 30 anni. Li affrontavo con i pugni all’epoca dell’università e con la parola e con gli atti da allora e fino a oggi. Sono 30 anni che li combatto e sono 30 anni che il sistemi della Nato e i suoi alleati li sostengono regolarmente ogni 10 anni per fomentare una guerra di qua o di là.
Anche io sono come dici Afroeuropeo, sono originario da un paese a maggioranza musulmana ma non mi considero musulmano non sono praticante, non sono credente. Ma anche io non ci sto. Non ci sto con questi folli, non ci sto quando lo fanno a Parigi ma non ci sto nemmeno quando lo fanno a Tripoli, Malula o a Qaraqush. Non ci sto con loro e non ci sto con chi li arma un giorno e poi li bombarda il giorno dopo. Non ci sto in questa storia nel suo insieme e non solo quando colpisce il cuore di questa Europa costruita su “valori di convivenza e pace”. Perché dico che questa Europa deve essere costruita su valori di pace e convivenza anche altrove, non solo internamente (ammesso che internamente lo sia).
Tu dici che questo non è Islam. Io dico che anche questo è Islam. L’Islam é di tutti. Buoni o cattivi che siano e come di ogni religione ognuno ne fa un po’ quello che vuole. La adatta alle proprie convinzioni, paure, speranze e interessi. Nelle prossime ore, i comunicati di moschee e centri islamici arriveranno in massa, non ti preoccupare. Tutti (o quasi) giustamente si dissoceranno da questo atto criminale. Qualche altro Abu Omar sparirà dalla circolazione per non creare imbarazzo a nessuno. La lega e altri avvoltoi ci mangeranno sopra questa storia per mesi, forse per anni. E noi ci faremo di nuovo piccoli piccoli, in attesa della fine della tempesta. Come abbiamo fatto dopo quelli attentati (forse) commessi da quella rete che la Nato aveva creato per combattere una loro sporca guerra.
Loro (i potenti) creano mostri poi quando li si ritornano contro, noi dobbiamo chiedere scuse e dissociarci e farci piccoli. A me questo giochino non interessa più. Non chiedo scusa a nessuno e non mi dissocio da niente. Io devo pretendere scuse. Io devo chiedere a questi signori di dissociarsi, definitivamente, non ad alternanza, da questa gente: loro amici in Afghanistan poi nemici, amici in Algeria poi nemici, amici in Libia poi non ancora nemici lì ma nemici nel vicino Mali, amici in Siria poi ora per metà amici e per metà nemici… Io non ho più pazienza per questi macabri giochini. Mando allo stesso inferno sia questi mostri sia gli stregoni della nato e dei paesi del golfo che li hanno creati e li tengono in vita da decenni. Mando tutti in inferno e vado a farmi una passeggiata in questa notte invernale che sa di primavera… speriamo non araba.
Un fraterno abbraccio