mercoledì 25 marzo 2015

Disabilità, lavoro e riforma dell' ISEE




Partiamo dall' ISEE. Di cosa si tratta? Dell'Indicatore della situazione economica equivalente: la sua revisione rischia di sfavorire, in particolare, le persone affette da grave disabilità. La dichiarazione Isee è indispensabile per l’accesso a prestazioni sociali agevolate e aiuti per le situazioni di bisogno. Le novità sono entrate in vigore solo a inizio 2015, dopo che a novembre un decreto del ministero del Lavoro ha predisposto i nuovi modelli per la dichiarazione sostitutiva unica (Dsu) a fine Isee e tali novità sono state inserite per evitare elusioni e abusi, ma diverse associazioni hanno presentato tre ricorsi al Tar, la cui sentenza è attesa a breve.

Gli aspetti della riforma dell'ISEE più criticati riguardano, prima di tutto, i contributi: sebbene il decreto del 2013 prevedesse di prendere in considerazione tutti i trattamenti pensionistici, le indennità e gli assegni percepiti, il modello approvato a dicembre indica, invece, solo gli aiuti erogati dall’Inps, come le pensioni di invalidità e le indennità di accompagnamento. Rimangono, così, esclusi nel computo del reddito i contributi erogati dagli enti locali, come per esempio quelli per la rimozione delle barriere architettoniche, per i progetti di vita indipendente, per il trasporto o la social card, tutti cambiamenti che andrebbero nella direzione del miglioramento della qualità della vita delle persone disabili.

E’ assurdo dal punto di vista giuridico che tali entrate vengano equiparate al reddito da lavoro – sostiene Silvana Giovannini, referente del coordinamento Disabili Isee No Grazie -. Disabilità e lavoro sono la stessa cosa?”.

Altro punto critico riguarda il tetto da 5mila euro per le spese che si possono detrarre nel calcolo dell’Isee, come quelle mediche o per l’acquisto di cani guida. “Anche questa è una illegittimità palese – continua la Sig.ra Giovannini: “Una persona disabile di solito è costretta dalle sue condizioni a cure particolari e costose”. Per la richiesta di prestazioni sociosanitarie il nuovo Isee dà poi la possibilità ai disabili maggiorenni, senza coniuge e senza figli, che vivano con i genitori, di indicare un nucleo familiare ristretto, composto dalla sola persona con disabilità senza i genitori. Un vantaggio che non hanno, invece, i disabili minorenni e quelli anziani, che nel calcolo del loro reddito devono considerare anche quello di coniugi e figli non conviventi. “Se parliamo di non autosufficienza – sostiene Giovannini – non fa differenza essere minorenni o meno. Perché un disabile minorenne o anziano devono essere penalizzati? Non si possono considerare in modo diverso stati di disabilità identici”.

Le associazioni che si sono rivolte al Tar si battono anche per l’innalzamento delle soglie di accesso alle prestazioni sociali agevolate presso gli enti locali altrimenti si rischia l’esclusione dai servizi essenziali di persone in uno stato di povertà e con disabilità gravi.