giovedì 23 aprile 2015

Nomadi per forza: l'ultimo rapporto del Naga




Mentre Salvini dichiara di voler spianare i campi rom, l'Associazione per i Diritti Umani ha intervistato Norina Vitali del Naga, in occasione dell'uscita dell'ultimo rapporto dell'associazione, intitolato “Nomadi per forza: indagine sull'applicazione delle linee guida Rom, Sinti e Caminanti del Comune di Milano”.



 



Come avete raccolto i dati per questa indagine?



Abbiamo iniziato questa indagine nel marzo 2013 e l'abbiamo terminata alla fine di settembre 2014. “Medicine di strada” è uno dei gruppi del Naga ed è un camper che esce sul territorio per dare assistenza sanitaria e, negli ultimi dieci anni, si è concentrato sui cmpi irregolari rom.

Per l'indagine abbiamo realizzato delle interviste alle famiglie che sono passate attraverso i Centri di Emergenza sociale (CES) di prima accoglienza, istituiti dopo che sono state approvate le linee guida dal Comune, nel novembre del 2012. in questi centri vengono accolte le famiglie rom sgomberate: però non tutte, perchè i centri possono accogliere 270 persone in totale, ma le persone sgomberate sono molte di più. C'è stato, comunque, un cambiamento: mentre con la precedente amministrazione, dopo gli sgomberi, le persone non venivano accolte in alcun modo, ora ci sono questi centri che accolgono uomini, donne e bambini.

Le interviste sono state fatte anche agli enti gestori e all'assessore Granelli e al suo staff, l'assessorato alla sicurezza.



Quali sono gli stereotipi e i pregiudizi che ancora sussistono nei confroti di queste etnie?



Ci accorgiamo che ce ne sono tantissimi, anche guardando dentro noi stessi. La situazione dei Rom è la cartina di tornasole della democrazia di un Paese. Sono stata insegnante per quarant'anni e, quando sono andata in pensione, ho deciso di lavorare con i Rom e, nonostante la mia famiglia fosse di sinistra, ho litigato con mio padre ed è stato proprio a causa di questa scelta.

Granelli e Majorino (assessore alle Politiche sociali) hanno detto di dover trattare questa questione come se i Rom fossero dei senzatetto, come qualsiasi altra persona, ma è anche vero che i Rom sono davvero un popolo con abitudini diverse dalle nostre, con le proprie tradizioni ed è un'etnia che va riconosciuta. Alcuni aspetti della loro cultura non li condivido, ma va data loro la possibilità di esistere.



Quali sono le risorse messe in campo a livello locale?  
 
 



Poco dopo l'approvazione delle linee guida, nel 2013, c'è stata una riunione tra il Comune e la Prefettura per decidere come finanziarle ed è stato deciso di utilizzare i fondi rimasti dei famosi 13 milioni del piano Maroni “Emergenza nomadi”. Di quel denaro, stanziato per Milano, erano rimasti circa 5 milioni e la differenza è stata spesa dall'amministrazione precedente per attuare gli sgomberi.

Al di là delle condizioni in cui si buttano le persone che vengono sgomberate, fare gli sgomberi costa e non è efficace: le persone non si possono eliminare (come è successo durante il nazismo), quindi si spostano, si disperdono e formano altri insediamenti. E il problema non si risolve mai.

L'attuale amministrazione ha continuato con gli sgomberi e ha creato i cenri di emergenza sociale che sono una soluzione temporanea. I Rom che possono o accettano di entrarci, possono rimanere per un periodo limitato.



Quali sono le restrizioni e, una volta scaduto questo periodo, cosa succede?



Una volta scaduto il periodo ritornano sul territorio.

Per entrare nei CES i Rom devono firmare un contratto che, in realtà, è un elenco di regole da rispettare, scritto in italiano. Consideriamo che spesso i Rom di una certa età o sono analfabeti o non conoscono la lingua italiana. Questo regolamneto è rinnovabile di 40 giorni in 40 giorni per un periodo massimo di 200 giorni. All'interno dei CES (di Garibaldi e Lombroso) non c'è privacy, dormoni in stanzoni comuni di 20-30 persone proprio perchè questa non deve essere considerata una soluzione abitativa fissa.

Ci sarebbe, poi, la possibilità di intraprendere percorsi di inclusione lavorativa e scolastica: ottima intenzione sulla carta, ma per tutte le persone che sono passate dai CES (dall'aprile 2013 alla fine del nostro reporto, nel 2014) in realtà solo 9 progetti sono andati a buon fine e i lavori erano sempre stagionali, sul breve periodo e la maggioranza veniva pagata in nero. Infine, delle 43 persone che si sono trovate a lavorare molte hanno dichiarato di essere romeni e non Rom proprio a causa dei pregiudizi ancora in corso nei loro confronti.