martedì 17 novembre 2015

Bollino rosso



di Mayra Landaverde



Finchè non sono arrivata in Italia non ero pienamente consapevole di tutti i diritti che venivano negati sistematicamente alle donne in Messico. Non che in Italia non ci siano problemi di violenza sulle donne ma obiettivamente si sta meglio da queste parti.

Nel mio primo ritorno al mio Paese ho capito che non sarei stata capace di rimanere per lunghi periodi.

Una sera mentre aspettavo per strada un taxi , mi sono accesa una sigaretta. Due signore mi hanno insultato perché era ignobile guardare una donna fumare in pubblico, che svergognata!

Un vecchio mi ha chiesto se ero prostituta ed io ho deciso di spegnere la sigaretta. Avrei fumato comunque nel locale con le mie amiche.

Trovato il taxi, ovviamente guidato da un maschio che non ha smesso di farmi dei “complimenti” e di provarci insistentemente, sono arrivata al locale, pieno di ragazze in minigonna, tacchi alti, truccate. Si fumava si beveva e si ballava. Tutti, maschi e femmine.

Finalmente, eravamo tutti dei giovani con la voglia di divertirci, ero sicura di passare una bella serata con gli amici. Lì nessuno mi ha detto niente. Fumavo tranquilla, ho bevuto la birra e ho ballato. Pensavo che dopo tutto il Messico non era male, che a volte qualcuno ti diceva qualcosa in merito al tuo corpo ma non per offenderti. O sì?

 

Da tutte le conversazioni che ho sostenuto con le donne in questo mio viaggio, nove su dieci avevano subìto in qualche modo degli abusi fisici o psicologici da parte di un maschio.



Insomma se voglio andare avanti al lavoro devo lasciarmi palpeggiare dal capo ogni volta che ci passo vicina. Ma non c’è la faccio più, dovrò per forza trovarmi un altro impiego”: questo lo raccontava A mentre eravamo in bagno al locale. Io sono rimasta stupita che la cosa che più preoccupava la ragazza non fosse il fatto dell’abuso di potere del capo nei suoi confronti nè l’umiliazione subìta in quanto donna. No, la cosa che la preoccupava di più era che cambiare lavoro sarebbe stato difficile. Certo che pensava a quello, ha un bambino, ha un mutuo, deve mangiare, deve pagare le bollette, quindi la violenza di genere in questo caso passa in secondo piano. Ed è sempre così. Ormai noi donne pensiamo che il nostro corpo sia un oggetto. Ce l’hanno sempre detto, allora sarà vero. Vediamo donne- oggetto in tv, nelle pubblicità, ovunque. E se il capo ti molesta o stai zitta e glielo fai fare oppure cambi lavoro. Ma di lavoro ce n'è pochissimo.



La vicina di casa di mia sorella era convinta (e forse lo è ancora adesso) che il marito potesse forzarla ad avere rapporti sessuali solo in quanto è suo marito: le ho spiegato che quello si chiama stupro ma lei quasi offesa mi ha chiesto ma come fa a violentarmi? Lui è mio marito! .

In Messico ogni 4 minuti e mezzo viene stuprata una donna e, nella maggior parte dei casi avviene in casa, da parte del coniuge. Le denunce di questi casi sono in pratica inesistenti.



Quest’anno il Ministero degli Interni ha annunciato alerta de género in 11 località del paese.

La “alerta de género” è una specie di bollino rosso che nomina le città in cui più donne muoiono in modo violento, per stupri, torture, sequestri ecc. Violenza sulle donne. Soltanto quest’anno se ne parla apertamente.



Il governo messicano forse si sta dimenticando dei femminicidi di Cd. Juarez.

Dal 1993 si contano più di 700 donne violentate, torturate, uccise e abbandonate nel deserto.

Le primissime vittime erano tutte bambine.

Nel 2006 hanno trovato il corpo irriconoscibile di una bambina di tre anni.

Nello stesso anno la polizia messicana arrestò e incarcerò un cittadino egiziano di nome Omar Sherif Latifh con l'accusa di guidare una banda di delinquenti e stupratori. Secondo le indagini avrebbero fatto tutto; stranamente le donne hanno continuato a sparire da vive e ritrovate da morte. Anche adesso nel 2015.

Davanti a così tanta corruzione e indifferenza mi sembra inutile scrivere su tutte le altre false indagini e arresti che la Polizia ha fatto. Nessuna ha portato a niente. Le donne vengono lasciate morire dallo Stato. Vengono lasciate anche le famiglie che, al contrario delle istituzioni governative, si sono ben organizzate per protestare, chiedendo una reazione forte da parte dello Stato.

Stiamo ancora aspettando risposte. Anzi stiamo ancora aspettando azioni concrete che fermino la violenza smisurata sulle donne messicane. Metterci su un bollino rosso come allarme non serve a nulla. Servono delle azioni reali. Ora.