martedì 22 luglio 2014

L'orrore, il fondamentalismo e poi la verità




Da poco uscito nelle librerie italiane, L'ultimo lenzuolo bianco. L'inferno e il cuore dell'Afghanistan (Ed. Guaraldi) di Farhad Bitani con la prefazione di Domenico Quirico, racconta, senza fare sconti, di un ragazzo vissuto nella violenza. Capitano dell'esercito afghano, figlio di un generale mujaheddin, Bitani ha combattuto contro i talebani, ma ha visto tutto l'orrore che un uomo può vedere. E ha anche fatto del male.

Si racconta, nel libro, e racconta di un Paese martoriato, ma di un popolo che, nonostante tutto, ha nel cuore quell'umanità che permette di far sopravvivere la speranza.



Abbiamo rivolto alcune domande a Farhad Bitani e lo ringraziamo molto per le riflessioni che condivide con noi.





Qual è, per lei, il vero Islam e quale, invece, quello della propaganda ?



Il vero Islam purtroppo si trova raramente in questo mondo. Il vero Islam è non uccidere, non prendere la vita delle altre persone, aiutare i bisognosi, fare fratellanza con le altre religioni. Il vero Islam è non pensare solamente al tuo benessere personale, ma pensare anche agli altri. Purtroppo adesso questo non esiste. L'Islam della propaganda lo vediamo ogni giorno in tv: tagliare le teste in nome della religione, corruzione e violenze in nome della religione. È molto facile per me parlare dell'Islam della propaganda, perché è l'ambito in cui sono cresciuto: quello dell'Afghanistan, dove sono nato, dell'Iran, dove sono cresciuto, e quello di tutti gli altri posti in cui ho avuto amici fondamentalisti. Vedendo questo Islam mi viene da pregare Dio perché aiuti tutti i fondamentalisti a uscire dalla cella buia in cui sono rinchiusi. Nessuna religione del mondo parla della violenza: la religione viene data da Dio per indicare la strada dell'umanità e mettere la verità nel cuore degli uomini. Praticando la vera religione anche il deserto diventa un paradiso. Purtroppo in questo periodo noi non vediamo tantissime persone veramente religiose, sono poche persone nel mondo, e l'ingiustizia è così grande che quelle poche persone sono considerate bugiarde. Il mio libro è un piccolo esempio di questo: io non ho inteso fare altro che raccontare la verità, quello che ho visto e vissuto, ma persone che vivono nella falsità mi hanno accusato di mentire. Questa è la falsità che vediamo anche in tanti politici in tutto il mondo.



Nel suo libro c'è un capitolo intitolato: “L'inganno della democrazia”: a cosa si riferisce quando parla di “inganno”?



L'inganno della democrazia esiste in tantissimi paesi musulmani e in molti paesi poveri nel mondo. Parlo dell'Afghanistan perché è il paese dove sono cresciuto, dove ho amici fondamentalisti, che hanno grandi quantità di soldi nelle banche svizzere. Dio non ha buttato i soldi dal cielo: sono soldi rubati in nome della democrazia. Parliamo di giornalisti falsi, che diffondono notizie false. Parliamo di associazioni a scopo fintamente benefico che fanno grandi raccolte di fondi all'estero e se li distribuiscono tra loro in Afghanistan, che fanno grandi pubblicità per attirare l'attenzione su presunte minoranze perseguitate. Parliamo di elezioni truccate, dove ci sono criminali appoggiati dall'estero che si mascherano da difensori del diritto e comprano i voti con le minacce, nel mio libro io ho smascherato tante di queste persone. Per questo quando sento parlare di democrazia mi viene da ridere. Qualcuno pensa che io rida perché non credo alla democrazia: no, io credo alla democrazia e dico che in Afghanistan non esiste. La democrazia per me è come un albero che ha tante radici: se tu tagli una radice l'albero inizia a seccare. In Afghanistan tutte le radici sono state tagliate, l'albero è secco e qualcuno appiccica le foglie finte per far vedere che l'albero è vivo, ma chi applica le foglie sono le persone che usano il nome della democrazia per opprimere i poveri.



Purtroppo, per tanti bambini afghani si deve parlare di infanzia negata...



Io sono stato bambino in Afghanistan e so di che cosa si parla. Io da bambino volevo diventare un guerriero come mio padre e tanti amici volevano diventare come i loro padri, dei comandanti, dei potenti. In Afghanistan a 14 anni sei un uomo, devi fare in fretta a diventare quello che vuoi. Nel nostro paese le persone più violentate sono i bambini. La vita dei bambini è difficile, perché il bambino è obbligato a fare quello che fanno i grandi senza avere la forza degli adulti. Tanti bambini sono mandati nelle scuole coraniche dove subiscono il lavaggio del cervello; quando un bambino nasce, Dio gli regala un cuore pulito, quando è obbligato a frequentare le scuole coraniche il suo cuore diventa nero, impara la violenza. Il bambino non sa distinguere il bene dal male e se si mette nella sua testa l'informazione sbagliata è possibile usarlo per i propri scopi. In questo momento si sentono notizie di bambini usati per fare gli attentatori suicidi. Un bambino afghano non conosce i giochi, ma conosce le armi e la violenza. Il desiderio di tutti i bambini in Afghanistan è diverso dal desiderio dei bambini europei: un bambino afghano pensa a diventare ricco, possedere armi e fare la guerra. Un bambino europeo ha il desiderio di diventare un calciatore o comprarsi una motocicletta. Confrontare questi due esempi fa capire la differenza tra l'infanzia in Afghanistan e l'infanzia nei paesi occidentali.



Lei è di etnia pashtun: che rapporti ha con gli hazara e cosa pensa della loro discriminazione?



La parola discriminazione per i fratelli hazara è sbagliata. In Afghanistan tutte le etnie subiscono “discriminazione”. Io mi arrabbio sempre e mi viene da piangere per questa enorme falsità: quando uno di noi dice “nella mia etnia siamo tutti innocenti perseguitati”. Tutti abbiamo fatto violenza gli uni sugli altri: nella guerra civile i pasthun hanno tagliato le teste, i tagiki hanno violentato le donne e i bambini, gli hazara hanno bucato le teste e così via.

Quando viaggio in tanti paesi europei mi accorgo che c'è tanta cattiva informazione. In Italia sento sempre che gli hazara sono perseguitati, in Olanda sento che i pashtun sono perseguitati, in Germania che i tagiki sono perseguitati, ma queste informazioni vengono da quelle poche persone false che guadagnano dal mettere in giro queste dicerie. Io dico questo perché intorno al tavolo di casa di mio padre si organizzava la guerra civile afghana. Dobbiamo essere tutti onesti e non parlare bene della nostra etnia, ma parlare bene della giustizia e della verità. Come ho deciso di fare io: per la verità sono andato contro la mia famiglia, perché so che sono ingiusti. Chiedo a tutti i fratelli pashtun, tagiki, hazara di non mettere in giro la voce che “noi siamo bravi e gli altri cattivi”, perché non esistono i bravi e i cattivi. Invece di fare questo devono combattere per la verità: questa è la cosa bella nel mondo, non l'etnia, non la razza. Chi insiste sulla differenza delle razze non è perdonato da Dio.



Quali sono le contraddizioni dell'Occidente: ad esempio, se ci può raccontare cosa accade all'Accademia di Modena...



La prima contraddizione dell'Occidente si evidenzia nella falsa strategia applicata in Afghanistan. La strategia dell'Occidente in Afghanistan è pessima a causa dell'ignoranza: sono stati spesi miliardi di dollari per la ricostruzione dell'Afghanistan e questi soldi sono spariti. Sono state appoggiate persone che per anni hanno compiuto sopraffazioni e violenze. Sono date opportunità a tutti i fondamentalisti e ai potenti, che vengono a studiare in Occidente, entrano nella accademie e nelle università saltando le selezioni, conseguono titoli di studio e tornano in Afghanistan a compiere gli stessi delitti. Per esempio quando sono entrato in Accademia io pensavo di essere l'unico ad accedere senza esame, poi ho incontrato altri figli di fondamentalisti, miei amici, che erano nella mia stessa situazione; la stessa cosa avviene negli altri paesi europei. Alcuni giovani fondamentalisti sono analfabeti e studiano in famose università.

In Occidente esiste la corruzione come in Afghanistan, ma all'interno dell'Occidente stesso questa corruzione ha un argine: chi compie ingiustizie prima o poi deve risponderne; invece dove l'Occidente si relaziona con l'Afghanistan, un posto in cui non c'è una giustizia a cui rispondere, la corruzione si esprime in pieno.



Ha avuto il coraggio di ammettere di aver partecipato alle lapidazioni: come è riuscito a fare i conti con il suo Passato? E come è riuscito a tornare ad avere un “cuore bianco” dopo aver visto e vissuto tante atrocità?



Questo è un dono di Dio. Tutti noi umani abbiamo un dono da parte di Dio. A tante persone Dio dà soldi, a tanti uomini dà una bella ragazza, a tanti dà la felicità. A me ha dato questo dono: indicarmi la strada vera. Chi crede profondamente in Dio capisce subito le mie parole. Per chi non crede faccio una similitudine. Immaginate di essere innamorati pazzi di una persona: fareste di tutto per avere quella persona. Io sono innamorato di Dio e della strada della verità e farò tutto quello che Dio mi comanda. Tutti possiamo cambiare se vogliamo, perché il bene viene sempre dato da Dio. La verità è sempre bella, ma accettarla è molto difficile. Io non ho dimenticato la mia infanzia. Io non ero solo: milioni di persone in Afghanistan hanno visto quello che ho visto io, ma io ero tra i capi. Metà della popolazione afghana ha partecipato alle lapidazioni, tutti hanno visto la violenza. Quando tu cresci in un ambito così, per te la violenza diventa normale, come andare a prendere il caffè al bar la mattina. Ci sono tantissime persone che hanno avuto la vita peggiore della mia, che sono stati violentati, ma Dio non ha donato a loro di raccontare la verità. La vita che faccio adesso, che combatto per la verità, è un dono di Dio, che ogni giorno mi dà più forza. Ogni giorno ho davanti molti ostacoli, molte persone sono contro di me e mi accusano con tante falsità. Io combatto contro tutti i fondamentalisti, ma non mi sento stanco, perché dietro di me c'è un mano, che è la mano della verità.