martedì 5 marzo 2013

Anna Politkovskaja in memoriam di Lars Norén


Una periferia urbana degradata e miserabile; interni fatiscenti; luoghi di transito e di disperazione come una stazione o edifici industriali abbandonati: questi gli spazi e le atmosfere in cui si intrecciano le storie di perseguitati e persecutori.
Zarko, crudele e violento, costringe Dunja, la sua “compagna”, a prostituirsi e ne fa oggetto di continui soprusi; Stojico, il figlio di lei minorenne, vittima di vessazioni da parte del padre; Elma, una ragazzina cieca e malata; e poi ancora “il cliente”, “l'inglese”, “il colonnello” , persone abiette o maltrattate.
Storie di emarginazione e di violenza perpetrata nei confronti, soprattutto, dei più deboli: donne e bambini.
Storie che vanno a comporre l'amaro affresco dello spettacolo intitolato Anna Politkovskaja in memoriam, di Lars Norèn, per la regia di Salvino Raco, in scena fino al 9 marzo 2013, alle Officine Creative Ansaldo (OCA) di Milano.
I protagonisti del dramma sono quegli stessi reietti che la giornalista russa - instancabile sostenitrice dei diritti civili - aveva più volte difeso nella sua vita, quella stessa vita che le hanno tolto a bruciapelo, a colpi di pistola nell'ascensore di casa sua.
Il regista, Savino Raco, mette in scena - in questo spettacolo di ricerca - la miseria degli oppressi, affidandosi alla parola, ma anche alle suggestioni dei suoni - elaborati da Nicola Tripaldi - e delle immagini, dalla sferzante eloquenza dei video di Giulio Dimitri. Sì, perchè i testi di Lars Norén sono conosciuti per la loro durezza proprio per condurre lo spettatore ad una riflessione sulla condizione dell'essere umano e delle sue azioni.
Tra il 4 e il 9 marzo - presso le librerie “Centofiori”, “Tadino” e “les mots” di Milano - verrà presentato il volume Anna Politkovskaja in memoriam, di Lars Noren con la traduzione di Annuska Palme Sanavio.
Lo spettacolo è, inoltre, accompagnato dalla mostra Black Lights di Elia Festa. Il suggestivo progetto fotografico non si ferma alla pura documentazione del percorso creativo della pièce, ma diventa lo strumento attraverso il quale si amplificano le tematiche affrontate in scena .

''Ho visto centinaia di persone che hanno subito torture. Alcune sono state seviziate in modo così perverso che mi riesce difficile credere che i torturatori siano persone che hanno frequentato il mio stesso tipo di scuola e letto i miei stessi libri. Certe volte le persone pagano con la vita il fatto di dire ad alta voce ciò che pensano.'' (Anna Politkovskaja)