giovedì 18 luglio 2013

USA: un passo indietro per i diritti civili



Cinque giudici conservatori contro quattro progressisti: la Corte Suprema americana ha abolito la sezione del “Voting rights Act” secondo la quale nove Stati del sud - Alabama, Alaska, Arizona, Georgia, Louisiana, Mississipi, South Carolina, Texas e Virginia, con un passato di discriminazioni accertate - sono obbligati a chiedere un'autorizzazione per modificare i propri sistemi elettorali.
Il “Voting rights Act” - la storica legge promossa da Martin Luther King Jr. e approvata nel 1965 dopo lunghe battaglie anche sanguinose - ha permesso, da allora, il diritto di voto a molte generazioni di cittadini neri ed anche ai rappresentanti di altre minoranze, quali: i nativi americani, gli asiatici e gli ispanici.
I giudici conservatori hanno affermato che, rispetto al 1965, la società è cambiata e così sono cambiate anche le condizioni di valutazione usate per determinare quali Stati abbiano bisogno del controllo, da parte del governo centrale, sulle modifiche riguardanti il diritto di voto, controllo inserito nella sezione 5 del “Voting rights Act” proprio per impedire pratiche discriminatorie e razziste nei confronti di alcune categorie di cittadini.
John G. Roberts, Presidente della Corte suprema, ha scritto: “ Nel 1965, gli Stati potevano essere divisi in due gruppi. Quelli con una storia recente di bassa registrazione e affluenza al voto e quelli senza queste caratteristiche...Oggi la nazione non è più divisa su quei criteri, eppure il “Voting rights Act” continua a sopravvivere”. Ruth Bader Ginsburg, esponente dei progressisti, ha replicato: “ La Corte,oggi, abolisce una norma che si è dimostrata adatta a bloccare le discriminazioni di un tempo”.
E' bene ricordare,inoltre, che prima delle elezioni presidenziali del 2012, in diversi Stati “repubblicani” sono state introdotte norme per limitare o rendere più arduo l'accesso alle urne per le persone più svantaggiate, come ad esempio: limitazioni degli orari di apertura dei seggi, l'obbligo di munirsi del documento di identità o l'impossibilità di registrarsi nelle liste elettorali il giorno stesso delle votazioni.
Il Presidente, Barak Obama, dopo aver espresso la sua profonda delusione per il passo indietro nei diritti civili, ha parlato di “un brutto colpo per la democrazia” e ha chiesto al Congresso “di varare una legislazione che assicuri che ogni americano abbia un accesso uguale alle urne”.