giovedì 30 luglio 2015

E' arrivata mia figlia: una madre e una figlia per il diritto alla dignità



Val e Jessica: una madre e una figlia nel Brasile di oggi. Val è una donna di mezza età, da tanti anni è al servizio come domestica presso una famiglia, in una villa di San Paolo. Ha cresciuto i figli di Bàrbara e di Carlos e Fabinho, il ragazzo adolescente, la considera la sua “seconda mamma”. Jessica arriva a scompaginare la ritmica e monotona quotidianità di Val, un giorno, all'improvviso: dopo un'infanzia trascorsa con il padre e la nonna, vuole trascorrere a San Paolo un po' di tempo per poter accedere al test di ingresso in università. Val non ha altra alternativa che quella di farla soggiornare nella sua stanza – stretta e soffocante – mentre cerca un alloggio per entrambe. Ma la convivenza tra i componenti della famiglia ricca e le due donne non è facile. Da qui prende l'avvio la trama del film intitolato E' arrivata mia figlia, di Anna Muyleart, vincitore del Premio speciale della Giuria al Sundance Festival e del Premio del pubblico al Festival di Berlino 2015.

I personaggi, ben caratterizzati, formano il puzzle della società brasiliana delle metropoli: Bàrbara, la moglie ambiziosa e consapevole di sé e del proprio ruolo sociale, Carlos il marito depresso, privo di spina dorsale, del tutto steso sulla propria ricchezza ereditata, i due figli poco più che bambini poco maturi e molto viziati. E, tra loro, spicca anzi giganteggia la figura di Val: una donna, una madre per tutti. Affettuosa, rispettosa delle regole, accudente: solido punto di riferimento, ma sempre al proprio posto, mai sopra le righe, quasi un oggetto da arredamento utile, ma non indispensabile (se non per Fabinho e per la sua fragile psicologia).  

Jessica, appartiene a un'altra generazione e cova rancore per quella madre che le ha sempre inviato i soldi per il mantenimento, ma che le è stata lontana. La ragazza non sopporta le imposizioni di una differenza di classe ancora evidente, nonostante i piccoli gesti ipocriti; non accetta le avances di un uomo scontento e annoiato; non tollera la rassegnazione della propria genitrice. E allora si butta in piscina con i figli dei “padroni”, mangia il gelato di Fabinho, chiede sfacciatamente di poter studiare nella stanza degli ospiti, si rivolge apertamente ed esprime le proprie opinioni. Piccoli/grandi gesti di rivolta, che operano una rivoluzione: una rivoluzione raccontata con maestria dalla regista brasiliana. La macchina da presa segue con calma ogni movimento dei personaggi, spesso rimane ferma, entra negli ambienti della villa e al di fuori, proprio per far cogliere agli spettatori quelle piccole sfumature che creano – come i muri e le pareti – le barriere tra ricchi e poveri, tra chi sta in cima e chi sta alla base della gerarchia anche culturale. Ma col tempo, Jessica impara a capire, le scelte obbligate della madre e la madre impara a riconoscere l'importanza della libertà e della dignità grazie alla figlia. E allora entra anche lei nella piscina, ride e telefona alla ragazza per dirglielo. In seguito madre e figlia troveranno una piccola, semplice casa tutta per loro...e Val si sentirà chiamare, finalmente, “mamma”.